Conversando con Pap Khouma – seconda parte

17 luglio 2021

La volta scorsa abbiamo pubblicato una chiacchierata con lo scrittore e giornalista Pap Khouma. Oggi vi proponiamo un’approfondita intervista, realizzata dai nostri redattori, sulla sua vita e il suo lavoro. Buona lettura!

YODA: Signore…

PAP: Non chiamarmi signore! Chiamami Pap!

YODA: No, io ti chiamo Signore perchè per me è importante così, è un segno di rispetto! Da dove vieni?

PAP: Io sono nato a Dakar, in Senegal.

YODA: In centro a Dakar?

PAP: Più o meno. Sono cresciuto in Costa D’Avorio, ad Abidjan. Poi sono tornato un pò a Dakar, sono poi venuto in Europa, in Francia. Poi sono tornato per un pò in Senegal perchè non sopportavo il freddo! Sono venuto in Italia nel 1984 e qui sono rimasto!

YODA: Da quanto tempo sei sposato?

PAP: Con la mia attuale moglie da 5 anni ma ci conosciamo da molto tempo. Sono stato sposato in precedenza con un’altra donna con la quale ho avuto un figlio che ha 24 anni. Ho anche una figlia adottiva di 13 anni.

YODA: Per i figli che sono nati qua è più facile, per noi che siamo arrivati è stato tutto molto più difficile…

MAMADOU: Dove vivi Pap?

PAP: Vivo a Milano, anche se in questo momento (sabato 10 luglio) sono in un bellissimo paesino della Liguria, Castelnuovo Magra. Vivo a Milano da 37 anni.

MAMADOU: Noi sappiamo che lei è uno scrittore, come è diventato scrittore?

PAP: A me piaceva tantissimo leggere, in lingua francese perchè ho fatto la scuola francese. Quando sono arrivato in Italia nel 1984 non parlavo la lingua e non c’erano ancora scuole come ora in cui venisse insegnata agli stranieri. Perciò ho imparato da solo, comprando libri e giornali. Leggevo soprattutto gli articoli in cui si parlava di noi, dell’Africa, degli immigrati, ma tante notizie erano false.. Per esempio, quando parlavano dei provenienti dall’Africa sub sahariana scrivevano che eravamo tutti marocchini, oppure confondevano i diversi Paesi africani. E io mi arrabbiavo, chiedevo ai miei amici italiani di replicare a questi giornali e poi ho iniziato a scrivere direttamente io!

MAMADOU: Sei sempre stato a Milano da quando sei in Italia?

PAP: Ho vissuto prima in Romagna e poi nell’85 mi sono trasferito a Milano.

SEKOU: Cosa facevi prima di scrivere?

PAP: Facevo il venditore ambulante e, come tanti giovani africani, senza autorizzazione. Arrivavano quindi i vigili a sequestrare la merce e i giornalisti per vedere cosa succedeva. I miei amici dicevano ai giornalisti di parlare con me che ero l’unico che parlava in italiano. Ho conosciuto così un giornalista de L’Unità che mi ha chiesto di scrivere un libro insieme, Io venditore di elefanti. Da lì altri giornali hanno cominciato a chiedermi di collaborare. Ho scritto per Linus, l’Unità, Europeo. Poi da lì mi sono messo a scrivere da solo altri libri.

BABOUCARR: Lavori da solo o in gruppo?

PAP: Dipende dai casi. Con Io venditore di elefanti ho collaborato con Oreste Pivetta, il secondo libro l’ho scritto da solo; alla rivista che dirigo, che si chiama El Ghibli, che ora è diventata un blog (www.el-ghibli.org), siamo in tanti a collaborare.

RAJA: Hai viaggiato per lavoro? Dove sei stato?

PAP: Per lavoro ho viaggiato molto, ho girato tutta l’Italia, dal Sud Tirolo, alla Sicilia, alla Sardegna. Sono stato in Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, negli Stati Uniti (alla New York University, alla Brown di Providence, alla Yale University nel Connecticut, alla Miami University che in realtà si trova in Ohio, a Chicago, a Boston..); e ancora in Argentina (Buenos Aires, Cordoba, Mendoza..), in varie università africane, in Repubblica di Guinea a Konakri. Mi avevano invitato anche in India ma non sono andato perchè si parlava solo in inglese, mentre negli altri posti in cui sono stato, nelle Università, ero ospite dei dipartimenti di italianistica.

YODA: Signore Pap..

PAP: Ancora signore (ride)

YODA: Che cosa ha scritto e che cosa scrive?

PAP: All’inizio facevo dei reportage, parlavo della migrazione, intervistavo altri immigrati. Ho scritto anche romanzi, per esempio Nonno dio e gli spiriti danzanti (nonno in segno di rispetto, perchè da dove vengo c’è molto rispetto per le persone anziane). Ho scritto poi Noi italiani neri, dedicato soprattutto ai ragazzi figli di immigrati che nascono e crescono in Italia e non ottengono la cittadinanza. Ho scritto racconti, saggi, anche per università (per la Oxford University per esempio ho scritto diversi testi), e tante cose che magari in questo momento non ricordo, sono 30 anni che scrivo.

JULIET: Hai detto che segui un blog, parlaci di questo blog.

PAP: All’inizio del 2000 eravamo un gruppo di scrittori di diverse origini (Africa sub sahariana, nord Africa, Italia, Est Europa, Medioriente..); eravamo definiti scrittori della migrazione, la prima generazione di stranieri che scriveva in lingua italiana. Nel 2002 abbiamo fondato una rivista online, per permettere anche a chi era dall’altra parte del mondo di accedervi e leggere le nostre pubblicazioni. Molte persone magari volevano scrivere in italiano ma nessuno era disposto a pubblicare i pezzi. Noi sì, abbiamo messo a disposizione il sito per dare spazio a queste persone. Eravamo anche molto seguiti, ci sono stati momenti in cui il nostro sito veniva visitato da un milione di persone al mese. La rivista veniva tradotta in almeno 5 lingue, da lì le tante visualizzazioni. Negli ultimi 5/6 anni è diventata un blog.

RAJA: Sappiamo che hai tradotto il primo canto dell’Inferno di Dante in lingua wolof.. parlaci di questa impresa!

PAP: A gennaio sono stato contattato dall’Istituto Italiano di Cultura con sede a Dakar e mi hanno chiesto di tradurre Dante in wolof. Non è stato per nulla facile, anche perchè si sta parlando dell’italiano di 700 anni fa! Sono partito quindi da quello che era il fiorentino e ho tradotto direttamente in wolof, e per molte parole mi sono trovato molto in difficoltà perchè in wolof non esistono, per esempio lupo o inferno. Ma ce l’ho fatta e questa mia esperienza può essere importante per altre persone: quando sono arrivato in Italia avevo 26 anni e non sapevo una sola parola di italiano, l’ho imparato bene, ho studiato tanto, e oggi traduco Dante in una lingua africana; e come l’ho imparato bene io che sono diventato scrittore, tutti i ragazzi che vengono qui oggi possono imparare la lingua e provare a diventare quello che vogliono. Ci vuole interesse, curiosità, volontà. E le persone come voi della redazione, che avete lasciato il vostro paese, avete attraversato il deserto, la Libia, il Mediterraneo, o siete partiti dal Pakistan, avete attraversato Afghanistan, Iran ecc. e siete arrivati qui, avete una volontà di ferro!

YODA: Quali progetti hai per il futuro?

PAP: A breve pubblicherò un libro con la mia traduzione di Dante e altri interventi. Poi verrà pubblicato un graphic novel sulla base di un breve racconto su Lampedusa che avevo scritto per la Oxford University. In autunno verrà invece pubblicata una raccolta di miei racconti. Sto lavorando anche ad un nuovo romanzo che ha per protagonista una gatta, Anupet, che incontra Antonio e Cleopatra.

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